3 giugno 2019
Atti degli Apostoli 19,1-8
Mentre Apollo era a Corìnto, Paolo, attraversate le regioni dell’altopiano, scese a Èfeso. Qui trovò alcuni discepoli e disse loro: «Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?». Gli risposero: «Non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo». Ed egli disse: «Quale battesimo avete ricevuto?». «Il battesimo di Giovanni», risposero. Disse allora Paolo: «Giovanni battezzò con un battesimo di conversione, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù». Udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, discese su di loro lo Spirito Santo e si misero a parlare in lingue e a profetare. Erano in tutto circa dodici uomini. Entrato poi nella sinagoga, vi poté parlare liberamente per tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori di ciò che riguarda il regno di Dio.
Commento alla Parola
Buongiorno. Lo Spirito Santo, sconosciuto ai discepoli di Efeso, permette di parlare in lingue e profetare. Non possiamo interpretare letteralmente questa pagina, sicuramente anche oggi lo Spirito suscita nel cuore di qualcuno la possibilità di parlare in lingue, che non si conoscono. Ma il messaggio è legato alla comprensione e alla diffusione della Buona Notizia del regno di Dio. Invocare lo Spirito, oggi, per poter parlare in lingue è riduttivo e fuorviante. Ci allontana dal vero senso del fenomeno: ci dobbiamo far capire da tutti. Parlare una lingua diversa da quella che gli altri comprendono non significa fare comunione ma crea divisione. Non è divino ma diabolico. Può creare stupore ma non genera passione. Parlare in lingue significa infrangere il cuore duro di coloro che non vogliono sentir parlare di Dio in nessuna lingua.
Preghiamo per tutte le persone che spesso invocano lo Spirito per creare nuovi fenomeni sterili e chiusi alla Grazia di Dio.
Buona giornata. Ti voglio bene in Cristo Risorto,
don Fabio.