24 gennaio 2019
Marco 3,7-12
In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui. Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo. Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.
Buongiorno.
Stamattina ti propongo un esercizio di contemplazione del vangelo. Ancora oggi estesi tratti di spiaggia, lungo il mare di Galilea, si presentano come gradinate di un teatro interrotte bruscamente dal mare subito profondo, tanto che le barche dei pescatori possono ormeggiare direttamente sulle sponde del lago, senza la banchina necessaria per l’attracco. Gesù utilizza la sua barca come un palcoscenico. Se chiudo gli occhi lo vedo: seduto su uno sgabello di legno, al centro della barca ormeggiata di lato, per facilitare le operazioni di carico e scarico, i quattro discepoli immobili, in piedi dietro di lui, due di loro puntano lunghi remi sul fondo del mare per evitare che le onde allontanino troppo la barca dalla riva. Gesù parla con voce chiara e forte e la folla, seduta lungo la sponda, piena di stupore, ascolta a bocca spalancata quelle meravigliose parole che riscaldano il cuore. Eccomi là, presente in prima fila, con i piedi che sfiorano l’acqua, ad ascoltare il Maestro. Accanto a me ci sei tu, caro lettore. Insieme come bambini, a bocca aperta, ascoltiamo Dio, l’Eterno, il Verbo in persona. Capiremo che è un dono grande.Buona giornata e buona contemplazione.
Ti voglio bene in Cristo, don Fabio.